mercoledì 14 dicembre 2016

L'Arte della distillazione nel Medioevo



 Letture:

Storia dell'alchimia: Misticismo ed esoterismo all'origine della chimica moderna. II edizione rivista ed ampliata

Copertina anteriore
Firenze University Press, 01 lug 2016
link distillazione+medioevo+aqua+vitae

sabato 26 novembre 2016

Il Medioevo: i profumi e caratteristiche delle erbe aromatiche





Con la caduta dell’impero romano nel 476 d.C. viene in parte smarrito, o dimenticato tutto il bagaglio di conoscenze, scientifiche e non, e di usi e costumi acquisito dall’Occidente nel corso di secoli di scambi tra i popoli del bacino del Mediterraneo.

Grazie all’opera di conservazione della chiesa, molti documenti antichi sopravvissero alle invasioni barbariche; ma fu soprattutto grazie al mantenimento di una fitta rete di contatti e scambi commerciali col vicino Oriente (soprattutto con gli Arabi) che prosegue e si sviluppa la cultura e la scienza nel Medioevo.

Il cattolicesimo è ormai riconosciuto e diffuso. L’uso dell’incenso si diffonde al di fuori del culto. Gli aromi, considerati beni preziosi, sono offerti durante le grandi occasioni, in previsione di scambi futuri: il califfo di Bagdad, Haroun al-Raschid, ne offre all’imperatore Carlo Magno.


Grazie alle Crociate (1096-1291) gli scambi tra Oriente e Occidente si intensificano, migliorando così i canali commerciali. I Crociati importano dall’Oriente aromi e spezie nuove e reintroducono l’abitudine di accompagnare la toilette con applicazioni profumate. Dal 10° al 15° secolo, Venezia è il grande centro della distribuzione e del commercio marittimo in tutta l’Europa. In Spagna, gli Arabi danno un grande contributo alla profumeria: dal 10° al 13° secolo Cordova rivaleggia con Bagdad in lusso ed erudizione.

Si sviluppa una grande concorrenza tra apotecari, speziali, venditori di erbe e venditori di aromi. Nel 13° secolo, si cominciano a regolamentare in modo più preciso le differenti corporazioni dei Mestieri.

Nel Medioevo, uomini e donne si bagnano spesso: come nell’Antichità, i bagni sono aromatizzati con erbe e profumi. Costituiscono una norma di cortesia nei confronti degli invitati. I bagni sono fatti senza divisione tra i sessi, vi vengono serviti i pasti. Solo i grandi personaggi hanno bagni privati; vi sono anche numerosi bagni pubblici a cui chiunque può accedere. Il ruolo igienico dei bagni serve talvolta come pretesto per altre attività. In seguito a numerosi scandali, i magistrati chiedono che i sessi siano separati e il clero esige la chiusura definitiva dei bagni.

A tavola vengono portate ai convitati bacinelle di acqua profumata per sciacquarsi le mani: a quest’epoca infatti si mangia ancora con le mani.

Fino al Rinascimento, l’uso dei profumi alla VIOLETTA  alla LAVANDA, al FIORE D'ARANCIO si diffonde presso le dame nobili o fortunate e quelle eleganti nascondono sotto le loro vesti o nella biancheria sacchetti profumati.

Nel 1347, un vascello genovese di ritorno da un viaggio sulle coste del Mar Nero, riporta con sé la peste. Nel giro di un anno tutta l’Europa è contagiata: aspersioni, fumigazioni e vini aromatizzati sono utilizzati per lottare contro il contagio. Uomini e donne inalano materie aromatiche preziose contenute in palline odorose, chiamate anche mele di musc o di ambra, in seguito pomanders.
Per purificare e profumare le case si brucia dell'ALLORO o del ROSMARINO  nei camini e si cosparge il pavimento di erbe odorose.

A Salerno si scopre la distillazione dell’alcool. Sostituendo l’olio come eccipiente del profumo, questo liquido volatile e neutro trasforma radicalmente la profumeria: è nata la profumeria alcolica.
Cinquant’anni dopo, verso il 1370, la regina Elisabetta di Ungheria ispira il primo nome di un profumo: l’acqua di Ungheria, un estratto di rosmarino e di lavanda a base di alcool. Secondo la leggenda, l’eremita che compose questa fragranza e che la presentò alla regina le assicurò anche che avrebbe mantenuto intatta la sua bellezza fino alla morte. Sembra che l’incanto avesse funzionato, dal momento che Elisabetta di Ungheria sposò il re di Polonia all’età di 70 anni.

A quest’epoca Grasse è già rinomata per le sue concerie. Dal 12° secolo intrattiene fitti legami commerciali con Genova ma soprattutto con la Spagna dalla quale acquista le pelli. Gli abitanti di Grasse distillano già le piante e vendono i loro prodotti sui mercati, ma la città non ha ancora ottenuto una grande fama.

Apparso verso la fine del 16° secolo, l’aceto aromatico è tradizionalmente una miscela di aceto al quale si aggiungono in proporzioni variabili prodotti odorosi naturali e freschi, solitamente essenze di fiori e di frutti. Il prodotto, dall’aroma intenso viene utilizzato come rimedio contro i malanni: se ne fanno solitamente inspirare i vapori alle dame che svengono, per rianimarle.
Sacchetti profumati

Non c’è modo migliore per profumarsi che riporre aromi con i propri vestiti.

Alcune “ricette della nonna”:

    Le rose dalla Provenza sono le migliori da mettere nella biancheria.
    Un'acqua dolce per profumare i vestiti deve contenere: acqua di rosa, lavanda, iris, gelsomino, muschio, un pizzico di ambra grigia e lo zibetto, qualche goccia di olio di chiodo di garofano; il tutto messo in un vaso di vetro con coperchio e posto sul davanzale di una finestra in pieno sole per dieci giorni.
    Per preparare un'acqua dolce, speciale per profumare i vestiti durante la stiratura, si diluisce un cucchiaino di questo concentrato profumato in una bacinella di acqua da spruzzare sui vestiti durante la stiratura.

Pomander

Dal Medioevo fino al 18° secolo ebbe grande diffusione il pomander, un contenitore per profumo fatto generalmente di metallo traforato allo scopo di lasciar traspirare la fragranza scelta. Alcuni pomanders erano oggetti raffinati, ornati con gemme preziose: in Francia venivano talvolta realizzati in cristallo o in onice.

Chiunque poteva permettersi un pomander: non solo per l’evidente scopo di mascherare la cattiva igiene, ma anche perché si credeva che i profumi avessero un potere medicinale, tale da assicurare persino la protezione contro la peste. Dal 14° al 17° secolo, questi contenitori di profumo erano solitamente appesi al collo o alla cintura.
Questi oggetti erano tipicamente a forma di pera o di mela, dal francese “ambre du pomme”, mela ambrata.

I pomanders venivano riempiti con una miscela di diverse sostanze resinose. Qualche modello aveva più sezioni, per inserire diversi profumi e a volte un compartimento con una spugnetta imbevuta di aceto balsamico. Anche una noce moscata con una montatura d’argento veniva usata come pomander e a volte la frutta veniva svuotata e farcita di erbe, aromi e spezie.

Materiali spesso utilizzati nei pomanders sono benzoino, storace, gomma arabica, laudano, radice di iris, musk, zibetto, ambra grigia, noce moscata, chiodi di garofano, cannella, lavanda, olio essenziale di rosa, aloe vera, canfora, dragoncello, rosmarino, nardo.
Le corporazioni dei Mestieri

La nascita delle arti, corporazioni di mestieri, sorte fra la fine del 12° e l’inizio del 13° secolo, favorì in larga misura lo sviluppo della vita economica, politica e sociale in tutta Europa. Organizzate secondo un sistema che prevedeva il raggruppamento dei suoi membri in categorie lavorative, all’interno delle quali venivano difesi gli interessi comuni e promossi gli scambi commerciali, tali corporazioni furono favorite alla nascita dall’intensificarsi dei traffici commerciali e dal ramificarsi di sempre nuove attività.

A Firenze, le sette Arti Maggiori più ricche e potenti, si divisero dalle quattordici meno importanti, chiamate Arti Minori. Dalla seconda metà del 13° secolo, però, quando le singole arti acquisirono maggiore importanza politica vennero introdotte anche le Arti Mediane. Le Maggiori corrispondevano alla classe dei ricchi mercanti, banchieri e artigiani, oltre a professionisti come medici, pittori e giuristi; appartenevano alle Mediane beccai, calzolai, fabbri, intagliatori di pietra e di legname e i rigattieri. Infine, delle Minori facevano parte i mercanti al minuto e i manovali. Tra tutte le arti, la più attiva e potente fu quella della Lana che già dalla seconda metà del Quattrocento dovette contendere il primato all’emergente arte della Seta.

L’entrata in una corporazione era regolata da precise condizioni: solo i figli legittimi di un membro, che avevano dimostrato con un’opera perfetta di conoscere il mestiere e che pagavano la tassa, potevano accedere all’Arte. Compito principale delle Arti era quello di mantenere il governo democratico della città, pur controllando e tutelando le proprie attività più strettamente professionali.



FONTE www.accademiadelprofumo.it

mercoledì 19 ottobre 2016

Bottega Scuola: Alternanza scuola lavoro

Il modello dell'alternanza scuola lavoro non è esattamente un innovazione, in altri paesi europei esiste da più di dieci anni.
Ma vogliamo riportare un abstract del documento ufficiale del MIUR perchè sembra fatto apposta per noi di Medioexpo e per tutti coloro che vorrebbero frequentare i nostri laboratori di archeologia sperimentale.
Ricordiamo che anche il nostro progetto Laboratoliare, grazie al Comune di Montalbano Elicona, è già attivo da più di un anno e che la nostra associazione è già convenzionata relativamente alla frequenza dei tirocini degli studenti dell'ALMA MATER STUDIORUM di Bologna


Bottega Scuola
 rappresenta un modello educativo innovativo che valorizza mestieri tipici di settori artigianali di eccellenza del nostro made in Italy.
.  Si tratta di esperienze formative che molte Regioni hanno attivato mediante il coinvolgimento diretto delle imprese, o di reti di imprese, che mettono a disposizione il loro sapere e la loro professionalità, per consentire ai giovani di inserirsi in contesti imprenditoriali legati all’artigianato di qualità che ca-
ratterizza molti nostri territori. 
Alcune delle esperienze che in questi anni sono state realizzate, a livello territoriale o nazionale, sono rappresentate, ad esempio, dall’artigianato artistico e tipico che si raccoglie nel marchio “Piemonte Eccellenza Artigiana”, finanziato dalla Regione Piemonte, ed il progetto AMVA attuato da ItaliaLavoro per il Ministero del lavoro. La Bottega scuola punta a costruire un raccordo fra giovani senza  lavoro  e  Maestri  artigiani,  che  nelle  loro  imprese  producono  secondo disciplinari specifici del proprio settore,  garantendo il rispetto e il rinnovamento delle tecniche tradizionali e l’innalzamento della qualità dei loro prodotti. valorizzazione dei mestieri.
Il tirocinio è preparato e integrato da azioni individuali e collettive di orientamento  e  formazione 
per  i  giovani  tirocinanti  che,  esaurita  la  fase  pro-pedeutica,  possono  scegliere  in  base  ai  propri  interessi  e  vocazioni  diversi  “laboratori tematici”, compreso quello sul “mettersi in proprio”.
Anche  ilMaestro  artigiano è  supportato  nello  sviluppo  delle  capacità  di  trasferire la conoscenza della sua arte.
Il  progetto  Bottega  Scuola  è  sostenuto  dalle  associazioni  imprenditoriali  quali CNA, Casartigiani e Confartigianato, impegnate  nella  valorizzazione del patrimonio di saperi e competenze che sono alla base dell’artigianato di qualità.

Download intero documento ALTERNANZA SCUOLA LAVORO



sabato 17 settembre 2016

L'oreficeria siciliana



Antichi Mestieri
tra passato e futuro
Maria Concetta Di Natale
"Le arti, ormai solo convenzionalmente definite “minori”, che preferibilmente oggi si indicano con l’appellativo “decorative”, hanno costituito nei secoli passati la più significativa caratteristica e caratterizzante produzione artistica siciliana.
La storia delle arti decorative, nelle diverse arti colazioni dei suoi più vari settori, ha nell’isola origini remote che si evidenziano nel mondo medievale e moderno a partire dal fa-voloso opificio del Palazzo Reale di Palermo di età normanna. All’abile governo dei Normanni si deve quella po-litica che, pur mirando all’acculturazione occidentale delle varie popolazioni presenti nell’isola, riesce in un ’opera di positivo sincretismo di tutte le forme culturali, non ultime di quelle artistiche in cui riesce a definire in sintesi uno stile proprio. Emerge già dalle opere di età normanna e d ella prima età sveva quel gusto per i giochi chiaroscurali di luce e per l’accesa policromia che caratterizzerà sempre tutte le opere d’arte decorativa della solare terra di Sicilia, dall’oreficeria ai tessuti. Perle, smalti, gemme, filigrana d ’oro risplendono in rari e raffinati monili, preziose suppellettili, ricercati ricami.”
Scarica intero CATALOGO in pdf Antichi Mestieri


domenica 11 settembre 2016

Il cibo e la tavola tra tardo antico e medioevo

Oggi abbiamo trovato un documento molto interessante sull'alimentazione medievale...sono delle fonti visive fornite dall'Università di Roma.
Come sempre ve ne diamo una piccola anteprima, ma potete scaricare  l'intero documento su questo DOWNLOAD..
In particolare vi segnaliamo il Tacuina sanitatis dove vi sono molte foNti riguardanti non solo la medicina ma anche l'alimentazione medievale.





giovedì 8 settembre 2016

Abbigliamento: Reenactment society

Questa breve guida non pretende di essere una spiegazione dettagliata di abbigliamento e iconografie storiche bensì un piccolo aiuto per coloro che si avvicinano al mondo della rievocazione storica e non sanno come abbigliarsi e cosa ha priorità. 

Continua su: Reenactment society

 

domenica 14 agosto 2016

Ricette Medievali - Menù 2

Abbiamo aspettato oggi per proporvi le nostre ricette per il Ferragosto, ma ci faremo perdonare dandovi un link di un riccettario abbastanza corposo.

Intanto l'ANTEPRIMA di qualche ricetta:


C A P R E T T O A R RO S T O ( p e r 6 p e rs o n e )
 
Ingredienti
: 1,5 k g di capretto, 1,5 stecche di cannella, 200 g di mandorle pelate, 2 cucchiai di miele, 500g
di prugne secche, 2 cucchiai di te sale, pepe, olio di oliva, 1 bicchiere di vino bianco
Tagliare il capretto a pezzi e farlo soffriggere da ambo le parti in olio caldo. Quando
è ben dorato ,
bagnare con il vino bianco. Aggiungere la cannella, il miele, le mandorle, il sale e il pepe. Coprire e far
cuocere piano per 45 minuti. Preparare il te mettere dentro le prugne ed aggiungerle nel composto e cuocere
ancora per 15 minuti.
 
 
 
 
R I S O CO N L A C T E D E M A N D O R L E
 
Ingredienti
: carne di capretto, lardo, erbe odorose, zafferano, formaggio fresco, uova
Prendi un crapetto e riduci la carne in pezzi minuti , soffriggi a fuoco forte il lardo e quindi metti la carne
di capretto a soffriggere leggermente. Trita e pesta bene una buona quantità
di erbe odorose , zafferano e
formaggio fresco e stempera con delle uova a formare un composto morbido; stempera le carni con questo e
metti il tutto in un tegame al fuoco per addensarlo un poco. Fai una pasta sottile nel testo unto di lardo,
fodera inferiormente il testo con la pasta e riempi col composto di carne e uova al quale aggiungi pepe,
copri poi il tutto con altra pasta e metti al fuoco che cucini sopra e sotto, ma controlla spesso, poi mettici
del lardo e mangia. 
 
 
 
PA S T E L L O D E C A P R E T T O
 
Ingredienti
: carne di capretto, lardo, erbe odorose, zafferano, formaggio fresco, uova
Prendi un crapetto e riduci la carne in pezzi minuti , soffriggi a fuoco forte il lardo e quindi metti la carne
di capretto a soffriggere leggermente. Trita e pesta bene una buona quantità
di erbe odorose , zafferano e
formaggio fresco e stempera con delle uova a formare un composto morbido; stempera le carni con questo e
metti il tutto in un tegame al fuoco per addensarlo un poco. Fai una pasta sottile nel testo unto di lardo,
fodera inferiormente il testo con la pasta e riempi col composto di carne e uova al quale aggiungi pepe,
copri poi il tutto con altra pasta e metti al fuoco che cucini sopra e sotto, ma controlla spesso, poi mettici
del lardo e mangia. 
 
 
Ricettaio completo: ricettario-medievale


giovedì 11 agosto 2016

Abbigliamento Medievale 2



Oggi vi presentiamo un breve brano tratto dal Piccolo Manuale del vestiario medievale redatto dalla compagnia degli Arcieri del Lago, per scaricare l'intero manuale basta andare sul sito web 
e scaricare l'apposito download
 
ABSTRACT

Abbigliamento Militare europeo

"Fino alla nascita delle Compagnie di ventura i combattenti sia dei feudi sia dei comuni erano gente normale strappata alle quotidiane attività per le riviste, le battagliole, le cavalcate, gli assedi e per le battaglie.
Pertanto il vestito base era quello della quotidianità.
I fanti, gli arcieri, i palvesari, erano di bassa estrazione e vestivano come si addiceva al loro stato. Lo stesso ragionamento di vestirsi secondo il censo valeva per i cavalieri.
La cosa cambiava nel momento in cui scendevano in battaglia.
In base al periodo e a quello che ordinavano gli statuti comunali o i banni del signore feudale, dovevano avere di proprietà oltre le armi anche quello che facilitava la vita militare.
Quindi:-nelle milizie cittadine al abito abituale si aggiungeva una sopravveste
o tabarda con i colori del rione, della porta, del mestiere ecc.-
comunque un sacco da spalla dove mettere il minimo di provviste e vesti di ricambio,-una borsa a tracolla per vettovaglie, piccoli attrezzi e igiene in marcia,-
nel periodo primaverile, autunnale e d’inverno anche le copri scarpe più grandi del solito per riempirle di paglia e stare coi piedi all’asciutto,
Fino al XI secolo le protezioni individuali erano composte (per la fanteria) da una
sovrapposizione di capi di abbigliamento che bastavano per proteggere da botte e dai colpi di piatto.
Ricordo che fino al XIV secolo le fanterie non svolgevano nessuna azione manovrata.
Erano schierate in linea a difesa e stavano lì aspettando le cariche della cavalleria. La battaglia era tra i cavalieri e finiva quando uno prevaleva sull’altro o quando questi 5riuscivano sfondare la massa di fanteria del nemico.
Altre incombenze erano le guardie, controllo delle salmerie, recupero dei feriti,
cattura dei fuggiaschi, sorveglianza dei ponti e dei guadi, azioni di rapina contro i
contadi del nemico. L’unica azione “positiva” era l’assalto ai castelli, null’altro.
Quindi anche le protezioni erano fatte per questo finto guerreggiare.
Dal XI al XIII secolo le protezioni erano fatte cucendo insieme a strati vestiti fatti
con diversi materiali. Quindi la tunica o il copri tunica fatto con strati di lana, pelle, feltro etc. sovrapposto in più strati. Un po’ come le odierne corazze stratificate dei mezzi blindati, ogni materiale ha un'altra proprietà, altra densità, altra resistenza, e insieme una protezione maggiore. In questo modo oltre a proteggere dalle botte serviva anche per proteggere da tagli non particolarmente forti. Era il precursore del gambeson come lo conosciamo oggi.
A tutto questo si aggiungeva l’elmo
e la gorgiera imbottita o in maglia di ferro.


E’ evidente che così aumentava il bagaglio da portarsi appresso, un grande sacco di canapa sulla schiena e via camminare, (non si facevano che pochi kilometri al giorno).
Dal 1200 e passa le fanterie hanno cominciato dividersi per specialità e per arma di appartenenza. Inoltre dalla seconda metà sono comparsi gli “stipendiari”
–mercenari individuali. Aumentando l’armamento offensivo si adeguava l’armamento protettivo, quindi la cotta di maglia integrale o parziale, che permetteva una discreta difesa. La tecnica di combattimento era uguale a prima e quindi aumentava solo il peso di quello
che si trasportava sulla schiena.
Le cose sono cambiate con le Compagnie di ventura, prima metà del XIV secolo.

Innanzitutto perché i militari di mestiere disponendo di molti soldi sia degli stipendi che delle rapine, si vestivano meglio dei loro pari del popolo. Quindi le vesti più belle e più costose.
La fanteria finalmente divisa per raggruppamenti e non più in linea a piè fermo passava al attacco manovrato, non tutti insieme ma battaglia per battaglia (nome di reparto).
Diventando l'azione principale della battaglia doveva adeguarsi anche la protezione.
Quindi copri spalle e copri braccia in lamiera, piastre a lamelle cucite
nel corpetto e piastre integrali sia sul busto che sulle gambe. Questo non solo per i cavalieri ma anche per i fanti, arcieri, balestrieri e tutto il resto che manovrando partecipava direttamente alla battaglia.
Simili atteggiamenti erano in tutte le attività belliche.
Essendo troppo il peso da portarsi sulla groppa, si caricavano i carriaggi con i bagagli personali. Aumentava così il treno logistico che poi alla bisogna i carri venivano usati come una barriera d’arresto nei confronti delle cavallerie nemiche."

Per i più curiosi o i veri e propri storici del costume medievale consigliamo invece la lettura del testo Come vestivano gli uomini del Decameron di C. Merkel




Ricordiamo che a MEDIOEXPO è possibile visualizzare ed imparare la tecnica della realizzazione della Cotta di Maglia e del Camaglio.
 

sabato 6 agosto 2016

Ricette medievali - Menù Medievale 1



Ricette Medievali

PRIMI PIATTI

PUREA DI FAVE (per 4 persone)

Ingredienti:
300 gr di fave secche decorticate
500 gr di mele renette
4 cipolle
5 cl di olio d’oliva
4-5 foglie di salvia fresca sale

Procedimento:
La sera prima lavare e mettere a bagno le fave. Il giorno dopo: portare lentamente ad
ebollizione le fave in acqua fredda e cuocerle finché si sbriciolano sotto le dita Salare a fine cottura. Passare le fave al setaccio. Far rosolare a fuoco lento le cipolle a rondelle e quando si sono un po’ appassite, aggiungere le mele a fettine, la salvia e cuo
cere a fuoco lento per 15-20 minuti sino a disfacimento. Al momento di servire scaldare il purea di fave, metterlo in
un piatto e sistemarvi al centro il purea di mele alle cipolle.

 Risultati immagini per cucina medievale

SECONDI PIATTI

1.CAPRETTO ARROSTO (per 6 persone)
Ingredienti:
1,5 kg di capretto
1,5 stecche di cannella
200 g di mandorle pelate
2 cucchiai di miele
500g di prugne secche
2 cucchiai di te sale, pepe, olio di oliva
1 bicchiere di vino bianco

Procedimento:
Tagliare il capretto a pezzi e farlo soffriggere da ambo le parti in olio caldo. Quando è ben dorato , bagnare con il vino bianco. Aggiungere l
a cannella, il miele, le mandorle, il sale e il pepe. Coprire e far cuocere piano per 45 minuti. Preparare il te mettere dentro le prugne ed aggiungerle nel composto
e cuocere ancora per 15 minuti.

2.MAIALINO ARROSTO FARCITO (per 4 persone)
Ingredienti:
1 maialino svuotato (con le interiora)
1 lombata di maiale
450 gr di prosciutto cotto
25 uova 300 gr di formaggio (oggi parmigiano)
1 cucchiaio di zenzero
1 cucchiaino di zafferano
Procedimento:
Cuocere la lombata e le interiora a fuoco lento e in acqua salata per un'ora circa.
Dopo 20’
togliere il fegato. Assodare 20 uova e sgusciarle. Pulire bene il maialino dalle impurità, salare l’interno e farlo riposare. Scolare e frullare la lombata e le interiora aggiungendo il prosciutto tritato. Aggiungere alla carne 5 rossi d’uovo e il
formaggio. Salare e unire lo zenzero e lo zafferano. Asciugare l’interno del maialino, riempire il ventre con la farcia e le uova sode e ricucirlo con lo spago (oggi da cucina). Mettere il maialino in una teglia e avvolgere le
orecchie con fogli di alluminio Cuocere in forno a 180° per tre ore e mezza. 


CONTORNI

1.FRITTELLE DI FORMAGGIO
Prendete dei rossi d'uovo, della farina e del sale, e un pò di vino, sbattete forte insieme, e del formaggio tagliato a fette fini, e poi mettete le fettine del formaggio nella pasta mescolando, e poi friggete in padella con
il burro o olio extravergine di oliva.
traduzione dal francese
-Menagier de Paris
-1382-85

DOLCI
1.
TORTA IN BALCONATA (per 4 persone)

Ingredienti:
Pasta brisée
450g di farina
200g di burro sale e acqua
R ipieno:
25gr di zucchero
75gr di uva passa
18 noci
13 datteri
1,5 gr chiodi di garofano in polvere
e latte di mandorle

Procedimento:
Qualche ora prima preparare la pasta: Mettere la farina su un tavolo da lavoro e formare un
buco al centro. Unire a pezzi il burro precedentemente ammorbidito e il sale. Impastare il
tutto aggiungendo l’acqua. Lasciare riposare per circa un’ora in luogo fresco. Stendere una sfoglia di pasta e spolverarla di zucchero e chiodi di garofano facendoli penetrare con l’aiuto del mattarello. Foderarne una tortiera. Disporre le noci e annaffiare con il latte di mandorle.
Coprire con una seconda sfoglia sottilissima, anch'essa preparata come prima. Disporre i datteri spezzettati e annaffiare con latte di mandorle. Coprire con un'altra sfoglia Disporre
l'uva passa fatta rinvenire in acqua; annaffiare con latte di mandorle e coprire con un'ultima sfoglia. Cuocere in forno a 220° per un'ora e più.

2.
PERE CON LO ZUCCHERO (per 4 persone)
Ingredienti:
1 kg di pere mature ma sode
1 pugno di more
75 cl di vino rosso
1 bottiglia di moscato di Trani
50 gr di zucchero
1 cucchiaino di zenzero in polvere
Procedimento:
Sbucciare le pere e cuocerle con le more per 30 minuti Nel frattempo, unire al moscato lo zucchero e lo zenzero e farlo addensare. Immergere le pere cotte nello sciroppo ottenuto dal vino, lasciare macerare e poi servire.
*
LATTE DI MANDORLE
Ingredienti:
Una fetta di pane da tramezzini tostata
100 g di polvere di mandorle
1 cucchiaio di acqua di fiori d'arancio
1/4 di litro di latte
2 cucchiai di miele
Far bollire tutto per 5 minuti Passare al frullatore. Filtrare con un colino fine. 





Vino
IPPOCRASSO (per 4 persone)
Ingredienti:
1 litro di vino rosso
100 g di zucchero
50 g di miele
8 g di cannella in polvere
8 g di zenzero in polvere
1 pezzetto di galanga (spezia di origine cinese)

Procedimento:
Mettere il vino in una zuppiera, aggiungere lo zucchero, il miele e le spezie. Mescolare e lasciare riposare per 2 ore circa. Filtrare più volte il liquido finchè non risulti limpido.
Imbottigliare e mettere in fresco. Lasciar riposare qualche giorno prima di consumare.

FONTE
www.lorointavola.itwww.prodottitipici-pugliesi.it